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Setting di coppia

A cura di: Teodosio Giacolini, Bachisio Carau

Tratto da Interazioni n° 8

Il setting di coppia si può definire come la configurazione di una situazione psicoterapeutica che, per la presenza dei due partner e per l’assetto mentale del terapeuta o dei terapeuti, focalizza la dimensione congiunta di coppia sia nella rappresentazione del Sé condiviso, sia nella espressione della dinamica interattiva che si attualizza nel transfert.

Il setting o situazione analitica è, nella teoria della tecnica psicoanalitica, un concetto che ha acquistato progressivamente complessità articolando ed affinando, nel tempo, le sue caratteristiche essenziali.
Esso implica:

– L’aspetto costitutivo che vede nel setting il fondamento e la specificità del trattamento psicoanalitico.

– L’aspetto formale, che concerne i suoi accorgimenti tecnici (ambiente costante, orari, frequenza delle sedute, contratto, pagamento, ecc.) come configurazioni spazio-temporali, ma anche funzionali, destinati a rimanere punti di riferimento costanti per l’analista ed il paziente. La dimensione del setting non può esaurirsi, tuttavia, nell’adesione ad un complesso di regole precostituite, che acquistano senso soltanto se integrate con un terzo aspetto, più articolato e meno definibile.

– L’assetto mentale dell’analista: accanto all’accezione classica del setting, inteso nel termini di cornice, indispensabile per lo sviluppo del processo analitico infatti viene via via riconosciuto “il ruolo, altrettanto determinante e fondamentale, che svolge l’atteggiamento mentale dell’analista” (Di Chiara, 1971).

La configurazione del setting di coppia assume allora particolari caratteristiche che esulano dalla semplice applicazione di una metodologia tecnica e coinvolgono la complessa dinamica della relazione conscia e inconscia dei partner. Il setting adeguato al “Sé coniugale” non può allora non farsi contenitore della dimensione oggettivo-soggettiva che i due partner vivono reciprocamente l’uno nei confronti dell’altro e che mostrano al terapeuta affinché egli la riconosca e la renda manifesta, soprattutto attraverso il farsi testimone mediante il rispecchiamento (H. Kohut, 1977) della sua esistenza e della sua realtà vitale.

La seduta congiunta: due modelli operativi

Gli incontri preliminari, che non hanno un carattere specificatamente terapeutico, costituiscono la premessa per introdurre l’elaborazione della dinamica relazionale in funzione della ristrutturazione del setting. Questi incontri lasciano quindi libertà di scelta rispetto alla richiesta avanzata e, proprio perché la coppia non si sente ancora impegnata in una terapia, si crea un’intensa dinamica tra i partner che permette di esplorare il campo dell’interazione coniugale, creare una sensibilità alla richiesta di terapia e formulare congiuntamente un setting possibile. È necessario sottolineare l’assoluta esigenza della presenza dei due partner proprio a partire dalle sedute preliminari, questo per permettere l’emergere della dinamica del Sé coniugale nell’interazione contestuale e attuale della relazione dei partner.

La strutturazione di un setting per la coppia con un terapeuta o con una coppia terapeutica sembrerebbe, almeno scorrendo la letteratura, una questione di scarso interesse clinico, come se il processo terapeutico si possa evolvere, se non proprio allo stesso modo, in termini fondamentalmente simili. D’altra parte, nella pratica clinica quotidiana, la scelta è spesso determinata da condizioni esterne a una valutazione clinica: come valutazioni istituzionali, di economia di tempo c/o difficoltà a trovare un co-terapeuta con il quale stabilire una sintonizzazione di lavoro non solo utile, ma duratura nel tempo.

Attualmente, con l’esperienza clinica accumulata da parte di molti analisti, anche con riferimenti teorici diversi, abbiamo focalizzato meglio non solo molti aspetti sul funzionamento della coppia, ma anche sulla qualità del processo terapeutico e possiamo differenziare modelli più appropriati nella strutturazione del setting di coppia.

Per questo la presenza di uno o due terapeuti determina differenze significative nel processo terapeutico che non possiamo sottovalutare, anche se il punto nodale sembra essere circoscrivere e rilevare gli indicatori che possano aiutare la scelta in un senso o nell’altro. A nostro parere, infatti, la scelta di setting a tre o a quattro fa parte, prima di tutto, di una valutazione approfondita delle motivazioni e dei bisogni consci e inconsci presenti nella richiesta della coppia. In questo senso è una scelta che appartiene alla consultazione diagnostica e come tale, da prendere in considerazione nella specifica situazione clinica. Il lavoro clinico con le coppie ci pone infatti di fronte a richieste differenziate che richiedono livelli diversi di intervento non sempre sovrapponibili, pur se all’interno di un’ottica. Per questo qualsiasi criterio normativo, con pretese generalizzanti, non potrebbe che offuscare l’osservazione dinamica dell’interazione relazionale della coppia, che proprio per la sua complessità richiede un’elasticità di modelli d’intervento aperti alla novità e alla scoperta come anche alla curiosità della ricerca.