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Remoto e attuale nelle relazioni familiari

N. 1 / 1993 - Francoangeli

Editoriale

+Anna Maria Nicolò-Corigliano Riflettendo su «Remoto e attuale nel setting familiare»

Con questo numero dedicato al «Remoto e attuale nelle relazioni familiari» la rivista Interazioni vuole aprire il dibattito su uno dei capitoli più studiati, ma tuttavia ancora in parte oscuri nel campo della clinica familiare e di coppia. Come si noterà leggendo il numero, sono rimasti fuori dalla nostra trattazione (anche se più o meno ricordati) proprio gli aspetti di più specifica pertinenza del setting psicoterapeutico con la famiglia. Aprire un dibattito è già per noi un’impresa importante, ma pur lasciando ai contributi del lettore e ai successivi numeri il compito di un approfondimento, mi sembra giusto citare almeno alcuni dei capitoli emergenti sul «remoto e attuale nelle relazioni familiari». Comincerò con una nozione molto importante per la storia della psicoanalisi, quella di trauma, che assume, a mio parere, anche all’interno del setting familiare e di coppia, un ruolo centrale. La coazione a ripetere il trauma o il tentativo di ripararlo in sé o nell’altro come parte di sé, possono, ad esempio, rappresentare il fulcro collusivo di talune relazioni di coppia coniugale ove l’altro partner è stato scelto proprio perché rappresenta una parte di sé che si vorrebbe attaccare o riparare, o una parte del genitore, dell’amico, o del fratello del passato. In questo senso, una delle dimensioni inconsce dell’incontro può essere focalizzata sulla ripetizione della situazione traumatica infantile e delle corrispondenti difese che ciascuno dei partner ha vissuto nella famiglia di origine. Nella relazione matrimoniale può trovarsi, così, un nodo paradossale che vede, da una parte, la ripetizione della passata relazione traumatica e, dall’altra, il riparare nell’altro quanto non si è riusciti ad ottenere per sé. Questo nodo è paradossale perché superare ed elaborare questi aspetti che si riferiscono al passato, può comportare nel qui ed ora del matrimonio l’interruzione del legame, la separazione dal partner, per lo meno per la rimessa in discussione delle motivazioni inconsce che avevano generato e sostenuto il matrimonio. Se esiste un remoto, esiste anche una storia e una narrazione di essa. Cosa c’è di peculiare nel setting familiare a questo proposito? La narrazione che ci viene offerta nel setting familiare o di coppia non è mai individuale, ma è il prodotto collettivo finale di molte narrazioni, anzi è una «co-narrazione»costruita nel campo familiare da tutti i membri, in interazione tra essi e con l’analista. Molto di più che con l’individuo, in essa si intersecano due registri: quello verbale e quello analogico. L’osservazione del loro intersecarsi è importante nel lavoro proprio al fine di permettere la costruzione-ricostruzione di una storia familiare «sufficientemente» vera o plausibile. La storia della famiglia sarà poi sempre diversa dalla storia che ogni membro si porta con sé, dato che esiste una famiglia diversa per ogni membro e una coppia di genitori diversa per ogni figlio. Tuttavia una sua costruzione-ricostruzione sembra poter essere considerata cruciale anche perché, attraverso questo lavorio nella mente dell’analista e nello svolgersi del processo, la famiglia e ciascuno dei membri ritrova la propria continuità ed avanza nella sua potenziale «pensabilità».

La storia, inoltre, non è mai limitata al tempo di una vita, è sempre transgenerazionale, comprende più generazioni a volte presenti realmente nella stessa seduta (i nonni, i genitori, i figli), a volte presentificate nella cultura del gruppo familiare o trasmesse attraverso modelli di identificazione o coagulate nel mito familiare. Molto è stato scritto sul mito e questi brevi appunti non possono riprendere la ricchezza di questo tema. Potrò solo ricordare che secondo alcuni, come Bion, il mito deve essere considerato «oggetto di ricerca dell’analisi nella misura in cui fa parte dell’apparato primitivo degli strumenti di apprendimento di cui dispone l’individuo». Nella sua variante di mito familiare, potremmo considerarlo una fantasia inconscia gruppale che riguarda in genere la storia familiare e che ha la facoltà di essere un intercodice tra differenti livelli della realtà familiare. In questo senso, piuttosto che descrivere la realtà, insegna come la realtà deve essere letta. Finisce, perciò, per funzionare in modo prescrittivo. Insieme a molti altri meccanismi, anche attraverso il mito, la storia passata si trasmette di generazione in generazione, organizzando la continuità della cultura di quel gruppo familiare e perpetuando nelle situazioni patologiche un funzionamento traumatogeno per l’individuo. Potremmo continuare così, ma è evidente che ciascuno di questi temi meriterebbe non un articolo, ma tutto un numero della rivista.

Articoli

+Tom Main Una teoria sul matrimonio e le sue applicazioni pratiche

+M. Balsamo Il tempo in psicoanalisi, Interazioni – “Remoto e
attuale nelle relazioni familiari

L’autore ha cercato di configurare il nesso fra il remoto e l’attuale come un insieme autofondante, in cui il remoto si rappresenta come il resto necessario dell’ attuale e, nel medesimo tempo, spinta a risignificare quanto di impensato in esso appare. In ciò si congiunge tout court, con il processo della cura. Nel privilegiare il pensiero di Laplanche, con il modello della seduzione generalizzata e la sua relazione con il tempo, si è voluto indicare una direzione di ricerca: quella di ripensare (con) Freud. Le figurazioni qui descritte, quelle dell’infantile, dell’arcaico, della posteriorità, contengono, a mio avviso, un modello per pensare questo stesso nesso.

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+R. Tambelli Remoto e attuale nelle relazioni familiari

Il retroterra teorico di questo lavoro è costituito da numerosi studi effettuati sulla gravidanza, momento critico del ciclo vitale in cui si verifica una profonda rielaborazione delle rappresentazioni intrapsichiche e interpersonali della donna. La finalità dell’articolo è di proporre una lettura del mondo affettivo e degli stili relazionali alla luce degli studi sulla trasmissione intergenerazionale che permettono di indagare le dinamiche attraverso cui i modelli operativi e le rappresentazioni mentali dei genitori influenzano lo sviluppo dell’attaccamento del figlio.

+D. Anzieu Introduzione allo studio delle funzioni dell’Io pelle nella coppia

L’autore descrive l’illusione a due o gemellare sulla quale si fonda la giovane coppia d’innamorati. Analizza disfunzionamenti delle funzioni dell’Io pelle e le difficoltà risultanti per la coppia. L’intimità psichica è sopravvalutata, a danno sovente dell’intimità sessuale che è più o meno evitata. I due innamorati vogliono essere trattati insieme. La differenzi azione costituisce il problema maggiore della cura.

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+G. Martini Storie e narrazioni, costruzioni e ricostruzioni

Il problema del remoto e dell’attuale sollecita una questione epistemologica molto discussa nella psicoanalisi contemporanea: quella del rapporto tra storia e narrazione. L’autore cerca anzitutto di sgombrare il campo da certi equivoci termino logici e concettuali: è discutibile ricercare in Freud le fonti della contrapposizione «costruzione-ricostruzione», così come non vi è traccia, in ambito narratologico o semiologico, della opposizione tra storia e narrazione. Un terzo equivoco, legato ai primi due, ma più sostanziale, consiste nel ritenere che l’adesione in psicoanalisi ad una prospettiva ermeneutica implichi un disinteresse verso il problema della «verità», della ricerca storica, della pertinenza dell’interpretazione. È invece proprio questa prospettiva che consente di passare dal «paziente immaginario» al «paziente reale» senza cadere in pretese di aderenza assoluta al reale o di altrettanto assoluto disinteresse per esso. Dopo aver discusso i lavori di Schafer, Spence e Wallace, viene proposto che, ben lungi dal considerarle contrapposte, le due dimensioni di cui sopra vadano viste nel loro articolarsi: la narrazione è sempre narrazione di una storia! Questa proposta è ritenuta valida anche nel terreno delle psicosi, ove la destrutturazione (o la mancata strutturazione) del paziente non dovrebbe tuttavia spingersi a ritenere che, in quelle situazioni, non esista né un soggetto, né una storia. Lo stesso problema viene infine discusso a partire da una prospettiva che considera la costante copresenza di fenomeni mentali inconsci riferibili a due diversi livelli di organizzazione psichica: l’inconscio inteso come luogo delle rappresentazioni rimosse o come luogo dell’indifferenziato non-pensabile. Da questo punto di vista si chiarisce come il
terapeuta possa presentare la necessità di sintonizzarsi prevalentemente sul primo o sul
secondo livello, senza tuttavia ignorare mai il nesso tra i due.

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+D. Norsa Modelli di identificazione genitoriale

Dopo aver presentato a grandi linee il complesso panorama teorico in cui la ricerca in psicoanalisi oggi si muove, e aver proposto un punto di vista clinico che si avvale del
particolare osservatorio fornito dalla psicoterapia psicoanalitica della coppia, nel tentativo di individuare alcuni spunti di riflessione in merito alla modalità con cui le relazioni possono influenzare altre relazioni relativamente ai modelli identifica tori genitoriali acquisiti nel corso dello sviluppo infantile, ho presentato degli spunti clinici tratti da ambiti di versi: dalla vita reale, dalla stanza d’analisi e dalla psicoterapia di coppia, con l’intento di illustrare le coordinate del campo interattivo entro cui potersi muovere assumendo un’ottica attenta ai
modelli genitoriali.

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