interagenti. Non sempre questi livelli trovano la possibilità di accedere ad una rappresentazione, ma continueranno a funzionare lo stesso orientandoci e determinando le nostre scelte. Possiamo ipotizzare che accanto ad un inconscio individuale esiste anche un inconscio interpersonale che ci permette di vedere la famiglia come un organismo fantasmatico, multi-dimensionale. Nella famiglia, al livello più primitivo, la differenziazione tra stati somatici e stati psichici sparisce come la differenziazione tra sé e l’altro (Nicolò, 1988). In queste dimensioni può accadere che un membro risponda con uno stato somatico o con un agito allo stato psichico o al sogno di un altro o viceversa. Nella famiglia, possiamo osservare i funzionamenti dell’unità gruppale che si organizzano in legami che, pur essendo co-costruiti dai membri della famiglia, diventano capaci di condizionare coloro che li producono. L’ipotesi è che aspetti scissi, dissociati, o rigettati da un soggetto possano malgrado tutto, persistendo sui livelli più primitivi e non verbalizzati, contribuire a determinare il funzionamento della famiglia organizzando i legami che ciascuno co- costruisce con l’altro nel corso del tempo. La natura del legame è perciò quella di un elemento nuovo nella relazione, comunemente collocato nello sfondo come lo scenario del palcoscenico che generalmente (tranne che in condizioni patologiche) non domina la scena, mentre la trama si svolge attraverso la recita degli attori.
Parole chiave: luoghi dell’inconscio, inconscio interpersonale, inconscio individuale, funzionamento dell’unità gruppale.
Quando le parole perdono l’anima. Il setting, l’interpretazione e i Fiori Cinesi, di Daniela Scotto di Fasano
Una citazione di Quinodoz (2002, p. 31) dà corpo alle parole chiave attorno alle quali è enucleato il senso del contributo: “setting” e “interpretazione”; esse costituiscono lo sfondo di qualsivoglia prospettiva psicoanalitica di intervento, in particolare di quelle precoci e precocissime. Con il setting s’intende la funzionalità di un contesto in rapporto al suo oggetto, per il quale il setting stesso è stato creato: come ha detto Flegenheimer, il buio al cinematografo in funzione del film, la sala silenziosa per l’esecuzione di un concerto. La neutralità del setting poi rappresenta un aspetto di per sé terapeutico che, in quanto tale, rende unica la relazione che contiene. «Ma il solo setting non può nulla senza l’interpretazione che gli dia senso» (Quinodoz, 2002, p. 31), poiché è necessario per noi che le esperienze abbiano senso. Come è usuale narrare i propri sogni per capirne il significato, così è comune il bisogno di condividere un’esperienza traumatica per poterla comprendere. Si tratta di eventi osservabili a qualsiasi età, caratteristici della natura umana. Sono però necessarie parole con l’anima: che accade se tra bambini e genitori le parole perdono l’anima? Fondamentale, per il loro sviluppo, è la funzione di rêverie (Bion, 1962); se essa non è in grado di attivarsi e funzionare, il bebè non può introiettare una casa mentale (Brenman) né può ricorrere a parole con l’anima; preziosa allora può rivelarsi l’interpretazione psicoanalitica, un’interpretazione metaforica (Houzel, 1986). Penso, con Francesconi (2002), che lo specifico della funzione metaforica della mente sia la compresenza dell’unità e della molteplicità, cioè la capacità di tollerare l’avvicendarsi di confusione e sicurezza, così comuni alla nascita di un bambino ma così intollerabili in situazioni di fragilità emotiva. In tal senso un lavoro psicoanalitico svolto fin dai primi giorni di vita con neonati e i loro genitori può risultare salvifico sia per la vita mentale del futuro adulto che per la relazione tra il bebè e i suoi care-givers. Utile in tal senso la metafora dei Fiori Cinesi (Heimann, 1958) – pezzetti di carta privi di colore e di forma che, messi in acqua, assumono forme affascinanti – per illustrare il modo in cui funziona la psiche. Come i Fiori Cinesi necessitano dell’acqua per sbocciare in forme sensate, così l’apparato psichico necessita di un’altra mente per accedere al mondo dei significati condivisi (Racalbuto, 1997) e alla possibilità di ricorrere alla mentalizz- azione, come, sulle orme di Bion, scrivevo nel 2003.
Parole chiave: setting, interpretazione, casa mentale, Fiori Cinesi, parole con l’anima.
Ascoltare la relazione: musica e legami originari, di Ludovica Grassi.
La musica, essendo fatta della stessa materia e delle stesse dinamiche della vita psichica, ha un ruolo primario nello sviluppo somato-psichico originario e nell’emergenza dei processi rappresentativi: il linguaggio stesso deriva da competenze musicali innate e resta fondato su qualità musicali. L’analisi di un bambino, la cui esistenza era dislocata e discronica rispetto al desiderio genitoriale, è portata a sostegno dell’ipotesi che, quando rotture della nascente organizzazione sensoriale si verificano prima che l’esistenza stessa di un legame madre-bambino sia possibile, il nucleo dei processi originari e, in particolare, le loro caratteristiche ritmiche e sonore ne risulteranno affetti.
Parole chiave: discronia, musica, processi primari, ritmo, silenzio, temporalità.