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Promozione precoce della salute: prospettive psicoanalitiche di intervento

Sara Micotti

N. 41 / 2015 - Francoangeli

Editoriale a cura di Sara Micotti

ARTICOLI

  • Brevi ma profonde. Consultazioni psicoanalitiche nel Centro Pediatrico Mama Mia, di Björn Salomonsson
  • Paura dell’inconscio, fiducia nell’inconscio nel dialogo tra pediatri e psicoterapeuti, di Sara Micotti
  • Dov’è collocato l’inconscio? Riflessioni sui legami nelle famiglie e nelle coppie, di Anna Maria Nicolò
  • Quando le parole perdono l’anima. Il setting, l’interpretazione e i Fiori Cinesi, di Daniela Scotto di Fasano
  • Ascoltare la relazione: musica e legami originari, di Ludovica Grassi
  • Riflessi sonori del Sé… Alcune riflessioni su ritmo, suono e musica dalle prime interazioni alla stanza d’analisi, di Clelia De Vita
  • Ospitare i sogni interrotti dei genitori e della loro bambina nata prematura, di Anna Pezzuto
  • Il bambino abbandonato, di Andrea Benlodi
    Commento a “Il bambino abbandonato”, di Vincenzo Ricciotti

FUORI FOCUS

Il transfert erotico, di Alberto Stefana

LEGGERE LE EMOZIONI

Il quinto principio, a cura di Cristina Bonucci

Riassunti

Brevi ma profonde. Consultazioni psicoanalitiche nel Centro Pediatrico Mama Mia, di Björn Salomonsson

Le consultazioni psicoterapeutiche con bambini e genitori possono focalizzarsi sul promuovere l’attaccamento, facilitare lo sviluppo, e migliorare le interazioni. Alcune tecniche offrono una guida ai genitori, mentre altre interpretano le loro fantasie inconsce, cioè i “fantasmi” che contribuiscono a creare il disturbo del bambino. Esistono anche tecniche che sottolineano l’interazione del terapeuta con il bambino in presenza del genitore/dei genitori. Queste ultime tecniche entrano in contatto con le motivazioni inconsce e con i sentimenti verso il terapeuta sia della madre sia del bambino – a patto che il terapeuta ricordi che, anche se il coinvolgimento del bambino è intenso, la sua comprensione linguistica è limitata.

Un terapeuta che lavora nel Servizio di Consultazione di un General Health Care deve adattarsi a limiti di tempo e di budget, e a quelli imposti dalla motivazione dei genitori. Tuttavia, in questi interventi brevi – per capire meglio la sofferenza della madre e del bambino e per capire come aiutarli nel modo più efficace – il terapeuta può utilizzare le esperienze vissute nei trattamenti di più lunga durata e la sua conoscenza della teoria psicoanalitica. Questo lavoro sarà illustrato dal caso clinico di una madre e del suo bambino di due mesi e mezzo. Durante la gravidanza alla madre fu diagnosticato un tumore e fu operata. Nel corso dell’operazione, il bambino fu fatto nascere per taglio cesareo. Dal punto di vista medico l’operazione andò bene, ma il rapporto della madre con il bambino fu disturbato da questi eventi. Un trattamento di otto sedute riuscì a sciogliere molti dei nodi che ostruivano la loro relazione d’amore.

Parole chiave: psicoterapia genitore-bebé, attaccamento, gravidanza, interpretazione, interazioni genitore-bebé.

Paura dell’inconscio, fiducia nell’inconscio nel dialogo tra pediatri e psicoterapeuti, di Sara Micotti

Quante volte, di fronte a un paziente – bambino in età di latenza, adolescente, adulto – abbiamo provato dispiacere e avvertito un senso di frustrazione per non essere intervenuti prima, agli inizi del malessere, quando molte più possibilità erano ancora aperte.

Insieme al team delle psicoterapeute del Centro Benedetta D’Intino Onlus ci siamo chieste come raggiungere il più precocemente possibile genitori e bambini con problemi emozionali. Per cercare una risposta, il nostro Centro ha trovato utile costruire un gruppo di lavoro tra psicoterapeuti e pediatri che lavorano sul territorio, sul modello dei “Gruppi Balint”. Il gruppo interdisciplinare è attivo da cinque anni. Lo svilupparsi del dialogo tra pediatri e psicoterapeuti ha portato – nel rispetto delle diverse professionalità – alla circolazione nel gruppo di uno sguardo psicoanalitico sulle relazioni tra corpo e mente, sulla nascita delle emozioni, sulle storie transgenerazionali che accompagnano i “pazienti difficili”, sull’emergere di vissuti personali di empatia, impotenza, rabbia, dolore, nella relazione di cura. Si è lavorato alla promozione della relazione con l’altro attraverso la riflessione in gruppo e l’elaborazione trasformativa delle emozioni e dei vissuti che hanno preso forma tra il medico e il paziente, anche attraverso le risonanze preconsce e inconsce portate dai colleghi, nell’incontro con il materiale clinico presentato: un lavoro sull’empatia e il controtransfert, dunque. Il dialogo pediatri-psicoterapeuti ha portato a un avvicinamento più fiducioso e precoce delle famiglie con bebè alla consultazione psicoterapeutica.

Parole chiave: promozione della salute, “Gruppo Balint”, relazione con i pazienti difficili, vissuti di controtransfert, circolazione e trasformazione nel gruppo di “pensieri selvatici”.

I luoghi dell’inconscio. Riflessioni sui legami nelle famiglie e nelle coppie, di Anna Maria Nicolò

Con l’aiuto di una baby observation e di un esempio clinico tratto da una consultazione diagnostica, l’autrice discute l’esistenza di livelli differenti dell’inconscio coesistenti ed

interagenti. Non sempre questi livelli trovano la possibilità di accedere ad una rappresentazione, ma continueranno a funzionare lo stesso orientandoci e determinando le nostre scelte. Possiamo ipotizzare che accanto ad un inconscio individuale esiste anche un inconscio interpersonale che ci permette di vedere la famiglia come un organismo fantasmatico, multi-dimensionale. Nella famiglia, al livello più primitivo, la differenziazione tra stati somatici e stati psichici sparisce come la differenziazione tra sé e l’altro (Nicolò, 1988). In queste dimensioni può accadere che un membro risponda con uno stato somatico o con un agito allo stato psichico o al sogno di un altro o viceversa. Nella famiglia, possiamo osservare i funzionamenti dell’unità gruppale che si organizzano in legami che, pur essendo co-costruiti dai membri della famiglia, diventano capaci di condizionare coloro che li producono. L’ipotesi è che aspetti scissi, dissociati, o rigettati da un soggetto possano malgrado tutto, persistendo sui livelli più primitivi e non verbalizzati, contribuire a determinare il funzionamento della famiglia organizzando i legami che ciascuno co- costruisce con l’altro nel corso del tempo. La natura del legame è perciò quella di un elemento nuovo nella relazione, comunemente collocato nello sfondo come lo scenario del palcoscenico che generalmente (tranne che in condizioni patologiche) non domina la scena, mentre la trama si svolge attraverso la recita degli attori.

Parole chiave: luoghi dell’inconscio, inconscio interpersonale, inconscio individuale, funzionamento dell’unità gruppale.

Quando le parole perdono l’anima. Il setting, l’interpretazione e i Fiori Cinesi, di Daniela Scotto di Fasano

Una citazione di Quinodoz (2002, p. 31) dà corpo alle parole chiave attorno alle quali è enucleato il senso del contributo: “setting” e “interpretazione”; esse costituiscono lo sfondo di qualsivoglia prospettiva psicoanalitica di intervento, in particolare di quelle precoci e precocissime. Con il setting s’intende la funzionalità di un contesto in rapporto al suo oggetto, per il quale il setting stesso è stato creato: come ha detto Flegenheimer, il buio al cinematografo in funzione del film, la sala silenziosa per l’esecuzione di un concerto. La neutralità del setting poi rappresenta un aspetto di per sé terapeutico che, in quanto tale, rende unica la relazione che contiene. «Ma il solo setting non può nulla senza l’interpretazione che gli dia senso» (Quinodoz, 2002, p. 31), poiché è necessario per noi che le esperienze abbiano senso. Come è usuale narrare i propri sogni per capirne il significato, così è comune il bisogno di condividere un’esperienza traumatica per poterla comprendere. Si tratta di eventi osservabili a qualsiasi età, caratteristici della natura umana. Sono però necessarie parole con l’anima: che accade se tra bambini e genitori le parole perdono l’anima? Fondamentale, per il loro sviluppo, è la funzione di rêverie (Bion, 1962); se essa non è in grado di attivarsi e funzionare, il bebè non può introiettare una casa mentale (Brenman) né può ricorrere a parole con l’anima; preziosa allora può rivelarsi l’interpretazione psicoanalitica, un’interpretazione metaforica (Houzel, 1986). Penso, con Francesconi (2002), che lo specifico della funzione metaforica della mente sia la compresenza dell’unità e della molteplicità, cioè la capacità di tollerare l’avvicendarsi di confusione e sicurezza, così comuni alla nascita di un bambino ma così intollerabili in situazioni di fragilità emotiva. In tal senso un lavoro psicoanalitico svolto fin dai primi giorni di vita con neonati e i loro genitori può risultare salvifico sia per la vita mentale del futuro adulto che per la relazione tra il bebè e i suoi care-givers. Utile in tal senso la metafora dei Fiori Cinesi (Heimann, 1958) – pezzetti di carta privi di colore e di forma che, messi in acqua, assumono forme affascinanti – per illustrare il modo in cui funziona la psiche. Come i Fiori Cinesi necessitano dell’acqua per sbocciare in forme sensate, così l’apparato psichico necessita di un’altra mente per accedere al mondo dei significati condivisi (Racalbuto, 1997) e alla possibilità di ricorrere alla mentalizz- azione, come, sulle orme di Bion, scrivevo nel 2003.

Parole chiave: setting, interpretazione, casa mentale, Fiori Cinesi, parole con l’anima.

Ascoltare la relazione: musica e legami originari, di Ludovica Grassi.

La musica, essendo fatta della stessa materia e delle stesse dinamiche della vita psichica, ha un ruolo primario nello sviluppo somato-psichico originario e nell’emergenza dei processi rappresentativi: il linguaggio stesso deriva da competenze musicali innate e resta fondato su qualità musicali. L’analisi di un bambino, la cui esistenza era dislocata e discronica rispetto al desiderio genitoriale, è portata a sostegno dell’ipotesi che, quando rotture della nascente organizzazione sensoriale si verificano prima che l’esistenza stessa di un legame madre-bambino sia possibile, il nucleo dei processi originari e, in particolare, le loro caratteristiche ritmiche e sonore ne risulteranno affetti.
Parole chiave: discronia, musica, processi primari, ritmo, silenzio, temporalità.

Riflessi sonori del Sè. Riflessioni su ritmo, suono e musica, dalle prime interazioni alla stanza d’analisi, di Clelia De Vita

L’articolo propone alcune riflessioni sul suono, ritmo e musica come strumenti di comunicazione che rivestono un valore specifico nello sviluppo della relazione tra madre e bambino come pure nel rapporto con pazienti precocemente traumatizzati. L’autrice si collega al concetto di oggetto trasformativo di Bollas per focalizzare il valore processuale e dinamico del rapporto con l’oggetto, di cui gli scambi sonori rappresenterebbero un momento importante, data l’ipotesi che essi possano contribuire alla costruzione del mondo interno del bambino. Viene valorizzata la “funzione materna di presentazione dei suoni” e il contributo che essa può dare alla costruzione alla formazione di un’estica del mondo interno. Il suono può svolgere una funzione terza nella relazione; esso svolge un ruolo nell’esperienza di riconoscimento di sé nello specchio al momento della “fase dello specchio”, dal momento che il suono della voce materna fornisce di una qualità tridimensionale l’immagine del bambino allo specchio. Alcune esemplificazioni cliniche forniscono stimolo alla riflessione sul ruolo della comunicazione non verbale e sulle memorie sonore all’interno della seduta quali opportunità unica e preziosa per contattare esperienze non comunicabili altrimenti.

Parole chiave: suono, sintonia, oggetto trasformativo, preverbale, rispecchiamento sonoro, funzione di presentazione sonora.

Ospitare i sogni interrotti dei genitori e della loro bambina nata prematura, di Anna Pezzuto

Il lavoro presenta una psicoterapia congiunta genitori-bambino di una bambina nata prematura che alle visite di controllo di follow-up rifiuta di farsi visitare. Il modello di trattamento fa riferimento alle consultazioni terapeutiche a famiglie con bambini sotto i cinque anni della Tavistok Clinic. La nascita prematura si configura per i genitori sia come un lutto per una nascita a termine non avvenuta che come un evento traumatico che emerge nelle sue molteplici dimensioni nel qui e ora di questo trattamento, nella storia personale dei genitori, nei fantasmi transgenerazionali richiamati attorno alla culla del bambino. I vissuti affettivi della prematurità interrompono il naturale processo di gestazione psicologica del diventare genitori e in modo particolare la madre può sostituire la “preoccupazione materna primaria” con lo sforzo di non pensare creando un vuoto e una sofferenza mentale che allontana nel tempo l’investimento libidico sul bambino e sulla genitorialità. L’attenzione sia alle relazioni interpersonali che a quelle intrapsichiche ha permesso alla famiglia di riprendere il contatto emotivo sia con la bambina sognata nei primi mesi di gravidanza che con le loro competenze naturali.
Parole chiave: cogenitorialità, prematurità, trauma, fantasmi transgenerazionali, psicoterapia congiunta genitori-bambino.

Il Bambino Abbandonato, di Andrea Benlodi

L’autore espone un modello d’intervento istituzionale a favore dei bambini che vengono abbandonati dalla propria madre al momento della nascita presso l’Azienda Ospedaliera Carlo Poma di Mantova. La progettazione e l’esecuzione dell’intervento interseca la postura ed i concetti della psicoanalisi con l’analisi filosofica di Adriana Cavarero relativa agli enunciati di “Inerme” e “Vulnerabile” e con le diverse professionalità coinvolte nella gestione dei piccoli esposti. Parole chiave: vulnerabile, inerme, bambino esposto, istituzionalizzazione, abbandono.

Transfert erotico, di Alberto Stefana

Nell’articolo vengono esposte alcune riflessioni sul delicato e complesso fenomeno del transfert erotico (e dei suoi correlati controtransferali), una particolare forma di transfert che spinge il soggetto a cercare di convertire l’oggetto in una fantasia erotica. Va precisato che l’aggettivo “erotico” è un concetto ponte tra “piacevole” e “sessuale”, ne consegue che il transfert erotico può assumere varie tonalità che vanno da quella amorosa a quella sessualizzata, da uno stato sognante (benigno) a uno stato drogato o delirante (maligno). Alcuni autori distinguono vari tipi di transfert erotico, che comunque sembrano essere collocabili sul continuum “piacevole↔sessuale”, a sua volta sovrapponibile alla dimensione “preedipico↔edipico”. Parole chiave: transfert erotico, controtransfert erotico, idealizzazione, erotizzazione, sessualizzazione.