operativo interno che permette di discriminare affettivamente ciò che può essere condiviso con l’altro da ciò che non lo é, dando così origine alle categorie mentali e linguistiche dell’Io, del Tu e del Noi.
Stern (1991, 1995) del resto, a proposito della natura delle “represented relationships”, parla dei diversi insiemi delle relazioni rappresentate che si articolano in differenti metalivelli, da quelli, per una donna ad esempio, delle rappresentazioni che riguardano il bambino o le rappresentazioni che riguardano il padre del bambino o la propria madre e così via per le varie combinazioni di diadi sino a quelle che si riferiscono ai “family groupings”, le rappresentazioni della gruppalità familiare che può “esistere” o “essere” condivisa in una famiglia.
Al tema della complessità delle relazioni interiorizzate non é alieno nemmeno il contributo kleiniano che, specie con Bion (1970), ha bene messo in evidenza che il mondo rappresentazionale non é espressione solo di “introiezioni categoriali” come il padre, la madre ecc., ma anche di relazioni tra gli oggetti e di “funzioni” degli oggetti, non cioè la madre, ma la capacità materna di contenimento per esempio, che può anche essere assolta da un padre o da un altro membro della famiglia.
È importante precisare che le posizioni degli autori citati sono accomunate dall’idea che le relazioni oggettuali interne non sono isomorfe né agli “eventi” né ai “ricordi” coscienti, ma “ discrepanti”, sia per opera del processo di astrazione ad essi sotteso, sia per il processo di “refigurazione” (Stern, 1994) da intendersi come un processo che può andare avanti e indietro liberamente tra molteplici schemi che possono essere “ricombinati” tanto da avere varie, se non infinite, possibilità di montaggio.
Un’ottica di questo tipo é oggi assai vicina al concetto di modelli operativi interni introdotta da Bowlby (1988) e ripreso da vari autori (vedi voce vocabolario sui modelli operativi interni di Ortu, 1995).
In questa prospettiva la famiglia rappresentata esprime “una concezione personale della vita familiare” se questa viene appunto intesa come una mappa interna, una organizzazione interna stabile che raccoglie e integra tutte le immagini mentali e le disposizioni relazionali familiari (Sandler, 1991, 1994).
Stern riprende recentemente (1995) il concetto di famiglia rappresentata anche in termini di schemi di “essere con” (Schemas of ways-of-beingwith, 1994), in cui parte dall’idea che queste rappresentazioni siano per la maggior parte basate e costruite dall’esperienza soggettiva di essere con altre persone.
Una rappresentazione di “essere con” é una rete di molti schemi di “essere con” collegati da un tema comune, spesso costituito da un sistema motivazionale (ad es. la nutrizione o la separazione, ecc.) che organizza le reti.
È interessante notare che i terapeuti della famiglia e i terapeuti che si interessano alla continuità transgenerazionale hanno fatto riferimento agli schemi o rappresentazioni relativi alle famiglie d’ origine (Byng-Hall, 1995; Byng-Hall e Stevenson-Hinde, 1991; Fivaz- Depeursinge et. al., 1994), avendo come punto di convergenza il riferimento alla teoria dell’attaccamento e la rivalutazione del mondo intrapsichico.
Le rappresentazioni della famiglia d’origine portano reti di schemi di “essere con” di ciascuno dei genitori che comprendono la propria famiglia d’origine e la sua organizzazione. In altre parole, le interazioni familiari di una generazione forniscono alcune delle rappresentazioni che guidano le interazioni all’interno della nuova famiglia. Queste considerazioni ci riportano alla questione di come sia possibile rappresentare un’unità composita così complessa.
Essi suggeriscono che le interazioni familiari multiple, articolate e complesse vengono riorganizzate in unità quali copioni, miti, leggende, storie e romanzi familiari (family scripts, Stern, 1991). Tali unità sono generalizzazioni e astrazioni di eventi interattivi.
Bing-Hall e Stevenson-Hinde (1991) definiscono un copione familiare come modelli di lavoro condivisi da tutti i membri della famiglia di chi fa che cosa, quando, dove e come in contesti specifici. Il copione familiare sarebbe una rete di schemi di “essere con” che viene condivisa da tutti i membri della famiglia.
Reiss (1989) ha inoltre introdotto i concetti di consuetudini familiari ad esempio i rituali, gli oggetti sacri ecc, che sostituiscono le rappresentazioni come elemento fondamentale della continuità del sistema familiare. In altre parole, agire insieme nel presente sostituisce i ricordi del passato riorganizzati come rappresentazioni.