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L’inconscio: spunti di riflessione

Di: Gabriela Tavazza

Premessa

Fino a qualche decennio fa il comportamento umano veniva preso in considerazione prevalentemente in termini individuali, senza un collegamento con l’ambiente e la realtà che lo circonda.

Per Freud l’organismo umano entra nel mondo con un bagaglio filogenetico che consiste in bisogni di origine endogena che esigono soddisfazione immediata. Egli voleva fondare una psicologia individuale ispirata ai principi dell’evoluzione su basi filogenetiche. Era intenzione di Freud quella di portare la psicoanalisi nell’ambito della scienza. Il suo intento era quello di dare oggettività al mondo soggettivo. Posizione diversa dalla ricerca attuale che, invece, ha messo in evidenza la discontinuità tra i vari periodi dello sviluppo. La teoria e la ricerca psicoanalitica sono andate, quindi, man mano a localizzarsi sulle interazioni che hanno caratterizzato le prime relazioni interpersonali e su come queste portino alla formazione di strutture intrapsichiche.

Non è stato Freud a inventare l’inconscio: all’epoca dell’illuminismo alcuni studiosi della natura umana avevano riconosciuto l’esistenza di un lavorìo mentale inconscio. La psicoanalisi, in seguito allo studio della rimozione patologica, si è vista costretta più tardi a prendere sul serio il concetto di inconscio. Nel 1893 Freud utilizzò per la prima volta il termine inconscio nella relazione Studi sull’isteria (1892-1895). A partire dal 1897 iniziò invece a definire i primi contorni dei processi e meccanismi che regolano l’inconscio, successivamente noti come processo primario.

Cronologicamente, l’opera di Freud può essere divisa nei seguenti periodi di tempo:

  • la scoperta dell’inconscio dinamico, che copre gli anni 1893-1900 fino alla pubblicazione di L’interpretazione dei sogni (Freud, 1900).
  • La fase successiva, tra il 1900 e il 1923, può essere intitolata il sistema inconscio o l’inconscio topografico.
  • Infine, nel periodo successivo al 1923, che ha fatto seguito alla pubblicazione de L’Io e l’Es (Freud, 1923), troviamo il modello di inconscio strutturale della mente o seconda topica.

Poiché la costruzione della teoria Freudiana non è stata lineare ed è stata contrassegnata da una crescente complessità, tutti questi concetti inevitabilmente si sono sovrapposti[1].

L’unità di studio della psicanalisi non è l’individuo, ma la matrice relazionale costituita dall’individuo che interagisce con altri significativi. Secondo Bowlby (1988), l’identità e il senso di Sé devono essere intesi come una costruzione all’interno di relazioni affettive significative, e non secondo il tema classico dell’appagamento della pulsione, quanto quello del bisogno di legami affettivi.

La prima parte della voce L’inconscio: spunti di riflessione, riprende alcuni concetti teorici fondamentali di Freud relativi alla costituzione dell’inconscio; nella seconda parte verranno prese in esame le elaborazioni successive da parte di autori di diverse nazionalità, per arrivare fino ai nostri tempi.

 

 

Teoria freudiana sull’inconscio

 

1892-1895 Il termine “inconscio” fu utilizzato per la prima volta da Freud in Studi sull’isteria.

1897 Contorni dei processi e meccanismi che regolano l’inconscio successivamente noti come il “processo primario” (Freud, 1897), caratterizzato in base ai seguenti elementi:

  • l’assenza di contraddizione reciproca tra le presentazioni delle diverse pulsioni;
  • spostamento;
  • condensazione;
  • atemporalità;
  • sostituzione della realtà psichica alla realtà esterna. Freud ha continuato ad occuparsi di questo argomento in numerosi suoi scritti.

1900 La logica dell’inconscio è stata studiata per la prima volta nella Interpretazione dei sogni (Freud, 1900). Freud afferma che l’interpretazione del sogno è la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica.

1905 Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (Freud, 1905). Il meccanismo mentale che è all’origine del motto di spirito è affiancato da Freud a quello degli altri processi psichici e riconosciuto nella sua legittima dignità.

1908 Il 26 aprile 1908 avvenne un primo incontro di psicoanalisti provenienti da tutto il mondo, incontro che venne poi considerato il primo “congresso internazionale di psicoanalisi”. Erano 42 gli iscritti a quel congresso. Carl Jung e Eugen Bleuler erano venuti da Zurigo, Karl Abraham da Berlino, Sandor Ferenczi da Budapest, Ernest Jones dal Canada, Abraham A. Brill dagli Stati Uniti. È stato l’inizio di un movimento scientifico. La nozione di inconscio e quella di subconscio esistevano già. L’impegno di Freud è consistito nell’assimilare fattori scientifici e culturali del suo tempo curandosi che la sua “giovane scienza”, così come la definiva, non venisse associata a dottrine filosofiche o religiose. Ha cambiato lo sguardo con cui l’uomo guardava la propria persona, ponendo una particolare attenzione al funzionamento dello psichismo umano. “É assai interessante ‒ scrive Freud ‒ che l’inconscio di una persona possa reagire all’inconscio di un’altra”.

Intanto continuano ad uscire altri scritti di Freud, dedicati alla psicoanalisi dei bambini, con la prima analisi di una nevrosi infantile: Il caso clinico del piccolo Hans (Freud, 1908).

1915 Saggio sull’inconscio. Freud dedica un capitolo della Metapsicologia (Freud, 1915) all’inconscio, affermando che la psicoanalisi deve dichiarare che i processi psichici “in quanto tali sono inconsci” e paragonare la loro percezione da parte della coscienza con la percezione del mondo esterno da parte degli organi di senso.

Freud si era interessato al punto di vista dinamico, cioè alla natura dei conflitti all’origine delle nevrosi.

Il fatto che un “atto psichico” passi attraverso due fasi prima di diventare veramente cosciente porta Freud a introdurre il concetto di preconscio.

1922 Insieme ad altri cambiamenti fondamentali riguardo l’organizzazione dell’Io, nel 1922 vi è il definitivo riconoscimento di un funzionamento inconscio dell’Io le cui radici risalgono al 1895.

1923 In L’inconscio topografico (Freud, 1923) egli rielaborò la sua teoria sviluppando l’ipotesi “strutturale” dell’apparato psichico, nella quale distinse tre sottosistemi psichici che chiamò Es, Io e Super-Io.

1938 Alcune lezioni elementari di psicoanalisi.

 

 

Teorie post-freudiane

 

Nel pensiero post-freudiano il concetto di inconscio ha subito numerose trasformazioni dando vita a nuovi modelli clinici e teorici nei tre “continenti psicoanalitici”: Europa, Nord America e America Latina[2].

In Europa gli analisti francesi, tenendosi a una certa distanza dalla prospettiva delle relazioni oggettuali e conservando un’idea dell’inconscio più vicina a quella freudiana, hanno considerato il proprio lavoro come un’elaborazione e un dialogo con l’opera freudiana, ambito in cui condividono alcune ipotesi generali relative al concetto di inconscio. L’adesione prevalente al modello topografico è per i francesi all’origine di una netta separazione tra il preconscio/conscio e l’inconscio. Inoltre, l’inconscio non può essere rivelato tramite l’osservazione, ma soltanto dedotto après coup.

Per gli analisti francesi tutto ciò che costituisce l’Io è colto come emergenza dell’inconscio, mancando completamente l’idea di una sfera libera dal conflitto.

L’affermazione di Lacan (1985), secondo la quale l’inconscio è fondamentalmente strutturato, tessuto, legato e integrato al linguaggio, ha avuto una grande ricaduta sulle generazioni successive di analisti.

Un gruppo di psicoanalisti parigini si oppose alla teoria lacaniana e rifiutò di mettere insieme pulsione e linguaggio. Secondo Lacan l’inconscio non è qualcosa di dato in attesa di essere interpretato; a suo parere il termine inconscio si riferisce specificatamente alla concettualizzazione del soggetto: ne consegue che tutto il suo progetto ruota intorno allo studio del soggetto inconscio.

Negli Stati Uniti all’epoca del famoso seminario di Lacan, l’accento era posto in misura prevalente sull’idea che fossero le fantasie a costituire i contenuti dell’inconscio. Ciò favorì l’emergenza di uno stile diverso di ascolto clinico, rivolto a cogliere nelle libere associazioni gli indicatori delle fantasie presenti in forma travestita. L’approccio francese prescriveva che l’attenzione dell’analista si dirigesse sulle parole in quanto tali e sul non detto tra esse.

Un altro filone significativo della scuola francese contemporanea si è occupato della qualità del “lavoro” inconscio e della qualità della relazione tra i sistemi inconscio e conscio (Green, Botella, Reid).

 

Arlow

Arlow allargò il concetto freudiano di fantasia inconscia. Mentre Freud considerava la fantasia inconscia come un derivato di desideri inconsci, Arlow la considera come una formazione di compromesso che contiene tutti i componenti del conflitto strutturale.

Ogni individuo crea il suo unico insieme di fantasie inconsce. Queste possono funzionare per modificare o mascherare altre fantasie, così come fornire gratificazioni.

Le fantasie inconsce strutturano la formazione del nostro carattere, determinano il nostro comportamento e i nostri atteggiamenti, producono i nostri sintomi. Nella situazione analitica le fantasie inconsce sono alla radice di tutte le attività e gli atteggiamenti transferali.

Per la teoria moderna del conflitto è importante comprendere i desideri, le aspettative, le paure e le fantasie individuali che si sono organizzate nelle relazioni del bambino con gli altri.

La comprensione dei processi intrapsichici è considerata centrale, questi si manifestano attraverso le fantasie inconsce che prendono forma grazie a una mescolanza di fattori sociali, biologici e psicologici.

 

Green

Ha parlato delle temporalità multiple che dimorano nello stesso soggetto e in particolare degli stati limite.

La comprensione della logica dell’inconscio è l’essenza della psicoanalisi, uno strumento fondamentale per lo psicoanalista in ogni momento del suo lavoro. È anche uno strumento indispensabile per comprendere il registro psicotico espresso dai pazienti. Nella concezione della psiche proposta da Green, il fattore economico delle pulsioni è essenziale: l’inconscio consiste di una rete ramificata di derivati pulsionali (sotto forma di rappresentazioni di cosa) che cercano una via di scarica.

 

Hartmann

Nel Nord America molti psicologi dell’Io hanno contribuito a sviluppare la concettualizzazione dei meccanismi di difesa dell’Io.

All’interno di questo sviluppo venne attribuita sempre più importanza all’individuazione di nuovi elementi inconsci in grado di contribuire al fenomeno del transfert.

Per Hartmann l’Io assume un ruolo centrale nello sviluppo dell’individuo. A differenza della visione freudiana, l’Io non è più visto come una struttura psichica dotata di una limitata autonomia, la cui funzione primaria è quella difensiva, ma diviene una struttura complessa, formata da più sub-strutture e avente differenti funzioni.

I contemporanei di Hartmann continuarono le discussioni sulle relazioni d’oggetto dando un maggiore spazio agli aspetti consci ed inconsci delle prime fasi dello sviluppo.

 

Kaës

È uno degli autori che ha contribuito a concettualizzare la dualità dell’inconscio, descrivendo i due nuclei dell’inconscio, il primo interno, intrapsichico, il secondo connesso al gruppo e al suo intreccio di significanti. Entrambi i nuclei partecipano alla costituzione del soggetto.

Le relazioni primarie sono per Kaës le figure di riferimento che assolvono la fondante funzione di appoggio, di deposito. Per Kaës, il legame è fin dall’inizio soggettivo e intersoggettivo. Si fa esponente di una realtà psichica quale prodotto dell’articolazione della strutturazione del mondo interno del soggetto con il mondo interno dei soggetti del gruppo ‒ coppia, famiglia, gruppi ‒ e dello spazio della cultura[3].

 

Klein-Bion-Winnicott

La teoria delle relazioni oggettuali (Klein, Bion, Winnicott) è il massimo sviluppo post-freudiano concepito in Inghilterra e in Francia. Questa teoria propone una concezione dell’inconscio non più fondata sul modello energetico freudiano, ma su un modello relazionale della mente.

La teoria delle relazioni oggettuali si focalizza sul ruolo dell’oggetto, considerato come il prodotto dell’internalizzazione delle esperienze relazionali che l’individuo ha avuto a partire dagli stadi precoci della sua vita.

Il lavoro di Melanie Klein si situa a cavallo tra un modello intrapsichico e uno intersoggettivo. L’inconscio per la Klein è caratterizzato dai meccanismi di difesa del bambino. Questo è spinto a liberarsi delle parti del Sé sadiche o oppresse dall’ansia, dominate dalla pulsione di morte, attraverso i processi psichici. Il concetto di inconscio, come prodotto della rimozione primaria.

Nel modello teorico di Bion, il concetto originario kleiniano di identificazione proiettiva si è orientato maggiormente su di un versante relazionale. Prima dell’emergere della rimozione l’inconscio prende forma tramite una facilitazione trasformativa ad opera della mente dei genitori.

Wilfred R. Bion apparentemente ha condiviso l’impostazione kleiniana ma, con la sua teoria delle “funzioni” e delle “trasformazioni” (Bion, 1962; 1963; 1965), ha introdotto una differente visione dell’inconscio. Il prototipo delle funzioni per Bion, è “la funzione alfa” che consiste nella trasformazione delle sensazioni, “elementi beta”, in “elementi alfa” che sono i costituenti del “pensiero del sogno”. Gli “elementi beta” sarebbero sensazioni non digerite e incapaci di diventare pensieri onirici. Esse, quindi, determinano l’attivazione dei meccanismi dell’identificazione proiettiva, dell’evacuazione delle emozioni e dell’acting. La “funzione alfa” sarebbe ciò che determina la rimozione e, quindi, forma l’inconscio rimosso.

Mentre il pensiero di Klein, Bion, Winnicott ha influenzato le idee europee e latino-americane, l’accoglienza delle idee della Klein nel Nord America è stata lenta e graduale, anche a causa delle tensioni irrisolte da parte dei seguaci di Anna Freud.

 

Mahler

Mahler (1963; Mahler et al., 1975) elabora il processo di separazione-individuazione, ovvero il processo, diviso in 4 fasi, che il bimbo compie per arrivare a conquistare la sua piena indipendenza come individuo “altro” dalla madre.

Il lavoro pionieristico della Mahler di osservazione naturalistica è uno dei pochi progetti di questo genere intrapresi da uno psicoanalista; ha proposto una teoria integrata dei rapporti oggettuali precoci fornendo una descrizione del processo di individuazione e separazione.

 

Ogden

Il terzo analitico di Ogden, la rêverie e il pensiero onirico della veglia (Bion, 1962), come anche la trans-identificazione possono essere considerate espansioni dell’inconscio concepito sia in termini di teoria delle relazioni oggettuali sia in termini di descrizioni dell’atteggiamento mentale dell’analista.

 

Stern

Daniel Stern ha il merito di aver ampliato le teorie psicoanalitiche relativamente allo sviluppo psichico del bambino. Stern, a differenza dei suoi predecessori, ha usato l’osservazione diretta dei bambini come modalità principale del suo lavoro.

All’inizio degli anni ’70 le esperienze degli analisti con l’universo del bambino erano diventate indispensabili nella concettualizzazione dello sviluppo della mente.

 

Winnicott

Winnicott ha raccolto il testimone scoprendo la transizionalità in una rivisitazione della genesi dell’esame di realtà. Da qui, un ulteriore campo di studio degli analisti francesi ha riguardato la questione della temporalità che caratterizza l’inconscio. Pontalis (1999) ha descritto l’inconscio come il tempo che non passa.

 

 

Conclusioni

 

Tutte le evoluzioni a cui è andato incontro il concetto di incoscio hanno condotto in Italia alla costituzione due correnti di pensiero, delle quali, la prima condivide un approccio inerente al modello francese, mentre la seconda si è costituita intorno a concetti teorici quali il tema del “legame” nell’interazione e quello relativo alle dinamiche intrapsichiche e interpersonali.

Il riferimento teorico iniziale è stato la teoria delle relazioni oggettuali e in particolare la scuola kleiniana e i lavori di Winnicott. Particolare attenzione nel lavoro clinico è sull’intersezione e lo scambio tra il mondo intrapsichico e quello interpersonale dove ciascuno di noi è collocato fin dalle origini della vita. Ogni individuo è portatore di un mondo interno solo in parte conscio, e nello stesso tempo fa parte di un mondo interpersonale che contribuisce a costruire. Il più significativo di questi mondi è la famiglia dove siamo nati e la famiglia che costruiamo. È proprio nella co-costruzione di significato comune sui livelli inconsci più primitivi, che gli individui stabiliscono i legami più duraturi come quelli che legano i coniugi fra loro e le generazioni tra madri e padri. In queste interazioni quotidiane, conosciute, ma non consapevoli, ricordate nei fatti, nelle abitudini interattive, ma non pensate si nascondono fondamentali sistemi di vita psichica ed essi trasmettono sia memorie traumatiche non elaborate sia la ripetizione di regole relazionali apprese inconsciamente da altre generazioni e ricontrattate nella nuova famiglia (Nicolò e Norsa, 2017).

L’altro concetto che riveste una notevole importanza nel modello italiano è il “legame”. Esso una volta co-costruito, ha un’esistenza indipendente dai soggetti ed è capace di influenzarli, costituisce un elemento terzo, nuovo e capace di influire sul funzionamento della famiglia e della coppia, agendo sul contesto e sui membri che lo producono.

La teoria e la ricerca psicoanalitica sono andate, quindi, progressivamente focalizzandosi sulle complesse interazioni tra le prime relazioni interpersonali e sulle modalità con cui queste portano alla formazione di strutture intrapsichiche che a loro volta posso essere meglio comprese in termini di rapporto rappresentazionale (Sameroff e Emde, 1989).

In sintesi, è stato evidenziato che lo stato interno di un soggetto è regolato tramite il rapporto con l’altro. Lo sviluppo di questa corrente di pensiero ha condotto alla fondazione, nel 2000, della Società Italiana di Psiconalisi della Coppia e della Famiglia.

 

[1] Il concetto di inconscio ha assunto nell’arco del tempo significati diversi: l’inconscio dinamico, si riferisce al materiale attivamente rimosso, inaccessibile alla coscienza e, in senso ampio, si riferisce a tutti i contenuti che sono attivamente tenuti lontani dalla consapevolezza e che esercitano una pressione nella direzione della coscienza; il sistema inconscio che si riferisce ad un aspetto della mente che opera esclusivamente in accordo al principio di “piacere-dispiacere” e al processo di pensiero primario che si riferisce semplicemente al fatto che un contenuto mentale non è al momento cosciente. I contenuti dell’inconscio includono gli istinti (pulsioni) e le rappresentazioni pulsionali, il materiale accumulato a causa della “rimozione originaria”, i contenuti spinti sotto dalla forza della rimozione e schemi filogenetici che organizzano le fantasie primitive. Inconscio come qualità in forma di aggettivo appare nella Teoria Strutturale/Seconda Topica che è costituita da Es, lo e Super-Io. Qui l’Es è completamente inconscio, ma anche parti dell’Io e del Super-Io sono altrettanto inconsci. Sia nell’opera freudiana che in modelli post-freudiani e nella psicoanalisi contemporanea, la forma aggettivata si ritrova anche in concetti ausiliari quali processi inconsci e funzionamento inconscio, relazioni oggettuali inconsce, conflitti inconsci, fantasie inconsce, funzionamento inconscio dell’Io, comunicazione inconscia, logica inconscia, inconscio amenziale e il “vero” inconscio.

[2] Il criterio di presentazione dei diversi psicoanalisti sotto riportati è in ordine alfabetico.

[3] Per l’approfondimento della tematica si consiglia la lettura dell’articolo L’inconscio e l’intersoggettività. Riformulazione metapsicologiche nella prospettiva di René Kaës di Massimiliano Sommantico, pubblicato su questo numero della rivista.


Bibliografia

 

  • Bion W.R. (1962). Apprendere dall’esperienza. Roma: Armando Editore.
  • Bion W.R. (1963). Elements of psycho-analysis. London: Heinemann.
  • Bion W.R. (1965). Transformation: Change from Learning to Growth. London: Tavistock.
  • Bowlby J. (1988). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Cortina, 1989.
  • Freud S. (1892-1895). Studi sull’isteria. OSF, vol. 1. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Freud S. (1900). L’interpretazione dei sogni. OSF, vol. 3. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Freud S. (1905). Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio. OSF, vol. 5 Torino: Bollati Boringhieri.
  • Freud S. (1908). Analisi della fobia di un bambino di cinque anni. Caso clinico del piccolo Hans. OSF, vol. 5. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Freud S. (1915). Metapsicologia: l’inconscio. OSF, vol. 8. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Freud S. (1923). L’Io e l’Es. OSF, vol. 9. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Lacan J. (1985). Seminario. Torino: Einaudi.
  • Mahler M. (1963). Thoughts about development and individuation. Psychoanal. Study Child, 18: 307-324.
  • Mahler M., Pine F., Bergman A. (1965). La nascita psicologica del bambino: simbiosi e individuazione. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Nicolò A.M., Norsa D. (2017). The italian approach to family and couple therapy. London: Karnac.
  • Pontalis J.-B., De Renzis G. (1999). Questo tempo che non passa. Roma: Borla.
  • Sameroff A.F., Emde R.N. (1989). I disturbi delle relazioni nella prima infanzia. Torino: Bollati Boringhieri, 1991.
  • Valle G. (2004). Le psicastrocche. Roma: Magi edizioni.