Essere senza l’altro: processi terminabili e interminabili nella separazione della coppia
Cristina Bonucci, Rosetta Castellano
Sebbene, nella nostra società attuale, separazione e divorzio siano eventi comuni, come clinici ne osserviamo spesso gli effetti perniciosi sulla psiche dell’adulto. Questo lavoro pone l’attenzione su cosa possa accadere a una persona che abbia fatto del legame il senso della propria esistenza, quando si senta costretta a riorganizzare la propria mente per accedere ad un funzionamento che comporti la visione della propria vita “senza l’altro”. Partendo dalle riflessioni di Freud su cosa possa considerarsi come terminabile e cosa intendersi come interminabile nel processo di conclusione dell’analisi, attraverso due brevi vignette cliniche, analizzeremo alcuni significati che la separazione può comportare quando non si è sufficientemente coesi, individuati, integrati come soggetti. Saranno considerati: gli aspetti interminabili dell’adattamento del soggetto all’esperienza della rottura del legame, aspetti che fanno capo all’inevitabile interminabilità dei processi attraverso i quali la mente si muove costantemente attorno a “schemi dell’essere con”, per confluire nella modalità di “schemi dell’essere senza l’altro”; l’attenzione ai processi terminabili, orientati alla riorganizzazione relazionale correlati a una ottimale coesione del Sé, alla capacità di “essere” persone “individuate” in grado di concepire la separazione, nonché in grado di contattare e stabilire una relazione con l’alterità. L’articolo considera l’ipotesi che la difficoltà, per molti individui in analisi, impegnati in un lavoro di “drastica revisione rappresentazione” sia data anche dallo stabilirsi di attaccamenti disorganizzati a seguito del trauma che può generarsi dalla minaccia della separazione. Infine, sarà posta attenzione sul valore del lavoro clinico e dei now moments affinché il movimento sé-altro, con-senza, possa proseguire per tutta vita.