Questo contributo nasce con l’obiettivo di sensibilizzare all’approfondimento di aspetti della società attorno all’affettività e stimolare un pensiero critico e complesso su queste questioni così delicate della nostra contemporaneità.
È di questi giorni la notizia di un fatto accaduto in uno dei licei più prestigiosi della capitale, l’”Ennio Quirino Visconti”, dove cinque studenti maschi, maturandi, hanno affisso sulla porta di una classe una lista con nomi e cognomi delle compagne con cui avrebbero avuto relazioni private di vario tipo, dal bacio al rapporto sessuale. Una “lista delle conquiste”, come è stata subito denominata.
Come gruppo di psicoanalisti che si occupano di affrontare la tematica dell’affettività nei legami e in adolescenza, non possiamo che esprimere preoccupazione per questo episodio.
Ci colpisce e ci turba la leggerezza di questo gesto, che va ben oltre il cattivo gusto e il mancato rispetto della privacy e sembra disvelare l’attitudine di una certa cultura del maschile all’oggettivazione della donna, ma anche dell’uomo, entrambi così relegati e rassegnati al ruolo desueto di prede e conquistatori. Ma ancora più preoccupante è che ad aver concepito tale documento, sintesi di un pensare (e di un agire) per modelli stereotipati e rigidi, siano stati giovani liceali, in un tempo storico come il nostro nel quale al contrario proprio le nuove generazioni propongono interessanti nuove pensabilità del maschile e del femminile, dei ruoli sociali, delle interazioni sessuali e affettive. Dove vengono messi in discussione anacronistici stereotipi culturali, come quello della donna territorio di conquista, a vantaggio di un’emancipazione della condizione femminile che dovrebbe includere, all’unisono, anche quella maschile.
Questo evento denunzia, dunque, la fragilità di queste nuove consapevolezze e del rispetto del valore dell’intimità. Che cosa è questo ritorno al “machismo”, alla visibilità della conquista? E’ la crisi delle relazioni intime? E’ la triste condizione in cui versano uomini e donne della contemporaneità, traditi dal loro stesso bisogno di affermazione e visibilità, di una società proattiva e competitiva?
E qual è il ruolo della società nell’educazione dei nostri figli su questi temi? Quali responsabilità ha la postmodernità di questo risultato?
È verosimile che per comprendere il disagio giovanile e le sue forme bisogna ampliare la visione attivando il grandangolo a tutta la società e al suo funzionamento. Sicché la criticità deve iniziare da un’analisi sociale e politica delle condizioni che nel tempo hanno provocato tale deriva prossima all’abisso esistenziale. E noi come adulti, genitori, insegnanti, psicoanalisti, snodo tra la famiglia e le istituzioni, tra il pubblico e il privato, ci dobbiamo interrogare sul nostro ruolo di educatori, sul nostro ruolo di accompagnamento alla crescita e di sostegno.
Allora forse le performance dei liceali romani possono essere ricevute come segnali d’aiuto, dei richiami, affinché si possa intervenire ad invertire la rotta e difendere la peculiarità dell’individuo: la pensabilità.
Gruppo di lavoro sull’affettività
Barbara Amabili (SIPsIA*), Feliciana Della Ratta (SIPsIA), Elena Longo (PCF**), Virginia Giannotti (SIPsIA), Donatella Lisciotto (PCF), Viviana Massaro (SIPsIA), Claudia Nitiffi (SIPsIA), Eleonora Pasta (SIPsIA), Giovanna Pavanello (SIPsIA), Margherita Rossi (SIPsIA), Susanna Santillo (SIPsIA), Gabriele Terziani (SIPsIA)
*Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia, dell’Adolescenza e della Coppia
**Società Italiana di Psicoanalisi della Coppia e della Famiglia