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Il transfert: tecniche di terapia della coppia

N. 8 / 1996 - Francoangeli

Editoriale

+Diana Norsa e Giulio Cesare Zavattini Il transfert nella terapia psicoanalitica di coppia

Nel numero 2/1994, relativo al tema di “Coniugalità e genitorialità”, avevamo aperto un ampio dibattito sulle dinamiche intrapsichiche e relazionali dei rapporti di coppia con ]’intenzione di stimolare un confronto su un’area in espansione sul piano della domanda d’intervento clinico e su vari problemi teorici ad essa collegati. I vari interventi di Otto Kernberg, Anna Nicolò Corigliano, Bachisio Carau, Robert Neuburger, Diana Norsa e Giulio Cesare Zavattini, Gemma Trapanese, nonché le interviste a Pietropolli Charmet, Bettolini e Zappieri, Sergio Bordi, avevano appunto messo in evidenza un ampio spettro di “letture” in linea con la presenza di diversi paradigmi nel movimento psicoanalitico.
Avevamo anche messo in luce che sullo sfondo vi è l’evoluzione dei modelli dinamici che via via sono passati dalla teoria freudiana del “one drive model” a posizioni più complesse sia sul piano della spiegazione del comportamento del singolo, sia dei fenomeni che avvengono tra gli esseri umani. In particolare ci sembrava sempre più emergente l’importanza della teoria dell’interiorizzazione che dalle iniziali posizioni per così dire “categoriali”, ossia l’interiorizzazione di un “oggetto”, per esempio una madre buona, un padre cattivo ecc., ha messo maggiormente in luce che la dinamica della costruzione di un mondo rappresentazionale interno è più legata all’introiezione di funzioni e di relazioni. Ciò ha determinato dare sempre più attenzione alla qualità dell’oggetto “reale” e alle sue “effettive” valenze psicologiche e “capacità” di contenimento e holding o alla sua “compiacenza” nel colludere con il gioco delle proiezioni/introiezioni che potrebbe essere estesa a ciò che. con espressione felice, è stato chiamato l’incastro di due inondi interiori (Dicks, 1967) per rimanere nel tema della coppia. È su questi presupposti, qui velocemente riassunti, che segnalavamo la rilevanza dello sforzo che il movimento psicoanalitico sta portando avanti in questi anni per uscire dalle secche di una troppo accentuata “one-body-psychology” per dare spiegazione dei processi relazionali in cui è sempre più evidente interconnessione tra mondo rappresentazionale e l’uso delle relazioni reali (Bretherton, 1989; Elude, 1991; Stern, 1995). In questa prospettiva facevamo riferimento, come concetto forte nella struttura interpretativa dei rapporti umani e quindi anche in quelli di coppia, non solo all’idea che l’equilibrio interno di un soggetto è regolato tramite la relazione con l’altro, ma anche al tema del monitoraggio affettivo reciproco e dell’attesa di re1azioni prevedibili.
In questa direzione, rispetto al tema del presente numero. ossia lo statuto e l’interpretazione dei fenomeni di transfert nei rapporti di coppia, ci sembra necessario individuare alcuni punti di fondo che caratterizzano sul piano del modello interpretativo e della teoria della tecnica l’intervento. Nei termini recentemente percorsi da Stern (1995) potremmo dire che i terapeuti di coppia hanno a che fare nel medesimo tempo con il mondo delle rappresentazioni dei loro pazienti e con il mondo delle interazioni, devono cioè dirimere e comprendere i significati e le funzioni “affidate” a questi due livelli. Questa caratteristica del lavoro con le coppie indubbiamente si diversifica rispetto al contesto della psicoanalisi classica ma non è ignota, seppure su impostazione teoriche diverse, a coloro che si occupano di gruppi o di pazienti “gravi” nelle innovazioni e maggiore complessità portata avanti negli anni sessanta da Bion e dalla British School, nonché dai contributi più recenti negli Stati Uniti legati al punto di vista interazionista che in psicoanalisi ha sempre più credito (Mitchell, 1988; Gill, 1983; Greenberg, 1996). Ciò che rende veramente particolare il lavoro con le coppie è che bisogna entrare in una relazione naturale, cioè consolidata e con un proprio assetto, prima che inizi un trattamento terapeutico. Un secondo aspetto che vogliamo sottolineare è la veloce presenza di varie combinazioni diadiche e triadiche (Norsa, Zavattini 1996) e la possibile, e peraltro frequente, differenziazione delle relazioni transferali sia verso uno dei due terapeuti, sia verso la coppia terapeutica in quanto tale. Quanto stiamo dicendo trova conforto nella letteratura specialistica sulla terapia psicoanalitica di coppia che fa riferimento alla teorie delle relazioni oggettuali: sia David e Jill Scarff (1991) che Ruszczynki (1995, 1996) ritengono infatti il transfert tra i membri della coppia un aspetto saliente e difficile da affrontare e caratterizzato da una particolare mobilità che lo rende di più difficile comprensione. In sintesi il transfert di coppia, a nostro avviso, è più complesso che con un paziente singolo, nel senso che vi possono essere più combinazioni, o, almeno vi possono essere combinazioni più veloci sia sul piano del transfert positivo e negativo, sia nei termini dell’aspetto multivariato diadico e triadico cui abbiamo fatto cenno. I saggi di questo numero pur nella diversità di riferimenti a modelli teorici e di intervento, presentano anche molti punti di convergenza sul terreno che può essere definito a grandi linee legato a temi della teoria delle relazioni oggettuali.
Eiguer, partendo dalla constatazione che la terapia analitica di coppia si ispira all’analisi dei gruppi, descrive varie e differenziate forme di transfert specifiche della coppia. Ruszczynski prende in esame il concetto di Edipo nelle induzioni di transfert, soffermandosi sulla caratteristica del “triangolo coniugale”, come spazio specifico di elaborazione della coppia, indispensabile perché la coppia possa accogliere un figlio, non solo come terzo attuale ma anche nelle sue dimensioni simboliche. Norsa e Zavattini propongono un contesto di cura della relazione di coppia, che passa attraverso l’uso transferale della coppia terapeutica e le dinamiche di controtransfert. Carratelli sottolinea la funzione della supervisione, che diventa in alcuni momenti cassa di risonanza delle problematiche della coppia terapeutica, analoga alle dinamiche presenti nella relazione fra la copia di pazienti e il figlio autistico. Tafà e Togliatti a proposito dei fenomeni di separazione della coppia si soffermano sulla necessità di una riorganizzazione cognitiva delle aspettative relative al futuro oltre che di una risignificazione delle componenti transgenerazionali implicate nella relazione. Sempre sul tema della separazione Del Guerra, Gozzano, Lucarelli, Picece Bucci, Post e Strusberg si occupano del processo diagnostico sottolineando la necessità di valutare la disponibilità o meno di una dimensione di genitorialità, sia nei genitori separati che nelle nuove famiglie, le, per poter pensare ad un progetto di cura del bambino. Nelle esperienze cliniche Grandi e Re presentano un caso caratterizzato da spetti di confusione incestuosa. Infine nella sezione dibattiti la Dott.ssa Pandolfi e il Dott. Losso rispondono ad una serie di domande specifiche sul transfert nella terapia di coppia, secondo il loro punto di vista.

Articoli

+Stanley Ruszczynski L’Edipo rivisitato: le induzioni transferali nella psicoterapia psicoanalitica della coppia

In questo articolo prendo in esame l’idea che la relazione intima di coppia è probabile che ricrei alcune delle lotte edipiche lasciate irrisolte dall’infanzia. Nel fare ciò la relazione coniugale offre la possibilità di rielaborare e possibilmente portare a soluzione alcuni di questi antichi conflitti e ansietà edipiche. Ciò può spesso aver luogo inconsciamente, nella relazione di coppia quotidiana; ma può anche aver luogo nella relazione di transfert-controtransfert con il terapeuta nella psicoterapia psicoanalitica di coppia, quando diviene necessario l’emergere di una maggiore consapevolezza di alcune delle ansietà edipiche e le relazioni oggettuali vengono agile nella relazione coniugale e nella situazione psicoterapeutica. Focalizzerò la mia attenzione su una costellazione particolare delle relazioni oggettuali che sono centrali per la risoluzione della situazione edipica e per il cambiamento evolutivo da relazioni narcisistiche a più mature relazioni oggettuali

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