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Il linguaggio psicosomatico. Modalità di trasmissione e di interazione

N. 9 / 1997 - Francoangeli

Editoriale

+Simona Taccani Il linguaggio psicosomatico.Modalità di trasmissione e di interazione

Con questo numero Interazioni vuole sondare le condizioni di un possibile dialogo tra operatori di discipline diverse che condividono l’interesse teorico-clinico per la sofferenza dell’uomo nella sua interezza biologica e psichica.

È un tentativo di aprirsi all’attualità e alla complessità del fenomeno psicosomatico e di approfondire attraverso i presenti contributi multidisciplinari alcuni aspetti più specificamente legati al linguaggio del corpo, al mondo delle parole presenti e assenti, dei pensieri “non pensati” e di come tutto ciò si inscriva nel tessuto relazionale e transgenerazionale dell’individuo, della coppia, della famiglia. Benché oggi si sia – quasi – raggiunto un comune consenso sulla necessità di superare il concetto dualista psiche-soma, non fosse che per rendere giustizia all’indifferenziazione primaria dell’individuo alla sua nascita, assai più arduo si presenta il confronto concettuale, epistemologico e metodologico all’interno del territorio psicosomatico, area vastissima dai confini ora incerti ora rigidamente delimitati da istanze scientifico-culturali tradizionalmente poco inclini a comunicare (C. Monari). La scommessa che proponiamo in queste pagine è quella di rendere conto di pensieri in movimento e realtà di intervento che evolvono su continenti così diversi come lo psicoanalista psicoterapeuta nella sua realtà teorico-clinica, il medico ospedaliero o quello di medicina generale, lo psicologo clinico nella pratica istituzionale di un servizio di età evolutiva o ancora lo psichiatra consulente nei diversi servizi di un ospedale universitario o l’anestesista (sia pur anche psicoterapeuta) operante in un servizio di rianimazione (M. Agostini, M. Simion, A.M. Vergine). Il funzionamento psichico, come è noto, affonda le sue radici nel corpo che a sua volta risponde col linguaggio e nella lingua che gli sono propri, ma al tempo stesso il funzionamento psichico trova ragion d’essere e solidi ancoraggi alla relazione e alla comunicazione con l’altro (G. Abraham). Seguendo questa linea di pensiero vediamo come l’area dell’intersoggettivo familiare e ambientale viene ad inscriversi e a costituire un elemento fondante del fenomeno psicosomatico. Concetto che si apparenta a quello di ordre psychosomatique di Pierre Marty o di équilibre psychosomatique di Rosine Debray o di chose psychosomatique di Jacques Cain, o ancora di champ psychosomatique di Marie-Claire Célérier (redattrice per l’appunto di Champ Psychosomatique l’importante Rivista francese che sino al 1995 usciva con il titolo di Revue de Médecine Psychosomatique).

Sollevare il problema psicosomatico nell’attualità comporta, a mio avviso, tentare una ricostruzione storica dei concetti che ne sono alla base e della loro evoluzione nella storia della medicina sino a quando negli anni Cinquanta la psicosomatica psicoanalitica inizia a prendere forma e corpus concettuale. La psicoanalisi – e più particolarmente gli psicoanalisti – tardi hanno cominciato ad avere e a tenere “in mente” il corpo. Quando e se noi reperiamo nella patologia psicosomatica il ruolo della violenza, del non detto, dell’angoscia o della depressione materna, dei lutti non fatti nel tessuto storico familiare, della coppia parentale o transgenerazionale, siamo indotti a chiederci il perché. Perché pesano così tanto sul figlio che nascerà? Che posto verrà questi ad occupare nella genealogia? E che cosa gli viene attribuito in una dinamica transgenerazionale? (S. Lebovici, M.R. Colucci). E poi il linguaggio, la parola. L’uomo parla, comunica, trasmette pensieri, muove simboli e significati, costruisce senso e legami. Crea storie attingendo alla vita reale e a quella fantasmatica. È questa la sua peculiare, privilegiata animalità (T.J. Carratelli, R. D’Ambrosi, V. Giannotti, C. Rogora, L. Scoppola). Più ci inoltriamo nel territorio della clinica psicosomatica più il potere del negativo ci colpisce nella riflessione teorica e ci impegna nell’attività clinico-terapeutica: la sofferenza muta, il silenzio dei pensieri, la siderazione emozionale. Siamo ora di fronte al traumatismo. Traumatismi precoci, veri e propri attentati al corpo. Traumatismi affettivi. Traumatismo e disorganizzazione psicosomatica (S. Stephanos). Mi trovo del tutto d’accordo con chi occupandosi da anni di “psicosomatica” finisce per parlare di enigma. Come M-Claire Célérier: ‘Venigma psicosomatico, quello del legame tra corpo e psichismo, è al centro dei fantasmi e dei miti che l’uomo costruisce per dare senso a ciò che vive”. Il campo d’interrogazioni sul fenomeno psicosomatico e il senso che gli è dato, riferito ad ogni cultura, è ancora infinito. E le risposte che ognuno di noi propone, nell’incertezza in cui siamo quanto a verità scientifiche, dipendono largamente dal posto che ognuno di noi, dal suo osservatorio e alla sua prospettiva, accorda all’uomo in ciò che immagina essere la causa .Itima della dinamica generale di autoorganizzazione dell’universo.

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